Venerdì 13 gennaio 2012, sarà ricordato secondo me, come il venerdì nero della marineria italiana. Mai e poi mai avrei pensato che potessero succedere determinate cose se non altro perchè viviamo in tempi in cui la tecnologia la fa da padrona in quasi tutti i mestieri, a maggior ragione su settori delicati come questo delle navi passeggere. Ma sembra che questo non sia vero. Purtroppo il fattore umano ha fatto una tragedia immane e la leggerezza ha portato ad un disastro che al momento che scrivo questo post, ha procurato 11 vittime e 21 dispersi. Ma come è potuto succedere un fatto così grave che purtroppo come molti telegiornali evidenziano, cade proprio a 100 anni da un altro simile disastro, ossia quello del Titanic che nella notte tra 14 e il 15 aprile 1912 entrò in collisione con un iceberg nel bel mezzo dell’Oceano Atlantico. Qui purtroppo è il nostro Mar Tirreno a riempire la scena dei giornali, per essere più precisi la bellissima Isola del Giglio, all’interno del fantastico Arcipelago toscano.
Quando vidi le prime immagini della Costa Concordia che si avvicinava sulla costa dell’Isola del Giglio, devo essere sincero, avevo un pò sminuito il fatto. Voglio dire: la scena che ricordo benissimo mi mostra una nave che risulta un pò piegata sul fianco, ma sicuramente con tutto il tempo a disposizione per effettuare un’evacuazione del personale di bordo e dei passeggeri o come si suol dire in gergo marinaresco, un abbandono nave. In quelle scene era chiaro che di tempo ce n’era eccome: bastava solo tanta calma e sangue freddo per coordinare il tutto. Appunto coordinamento, e’ proprio questo quello che e’ mancato: a bordo la figura che avrebbe dovuto dirigere personalmente le operazioni di sbarco, non c’era piu’. Il comandante della nave Francesco Schettino e’ sceso prima che tutti si salvassero, forse in preda al panico o chissa’ che cosa. In mente mi vengono le molteplici esercitazioni a bordo delle navi dove ho fatto servizio e vi assicuro che in Marina tutto viene svolto con il massimo della serieta’ e soprattuto il personale e’ continuamente allenato a qualsiasi evenienza. Ora ritornando alla tragedia della Costa Concordia, perche’ e’ successo quello che e’ successo? Solo e semplicemente perche’ e’ mancato un comandante con le palle… Tutto qui. Se il comandante Francesco Schettino avesse fatto bene il suo lavoro non ci sarebbero state tutte queste vittime. Essere comandanti non vuol dire solo rappresentanza, cenette e serate di gala. Essere comandante significa prendere le decisioni migliori per salvaguardare non solo le attrezzature ma soprattutto l’equipaggio e in questo caso specifico i passeggeri.