Nei giorni scorsi sembrava che i tentativi dei migranti si fossero attenuati, anche forse a causa del maltempo. Però le notizie ci riportano che la la Guardia costiera greca ha intercettato e fermato una nave battente bandiera della Tanzania. Gli otto membri dell’equipaggio tutti arrestati: la nave, partita dalla Turchia per la Libia, trasportava materiale per costruire bombe. A che pro tutto questo materiale? La cosa si fa preoccupante.
Di fatto vige un embargo imposto dall’Unione Europea e dall’Onu, per cui è vietato vendere, trasferire e fornire armi alla Libia dal 2011. Intanto da un’anno dell’apertura dell’Ambasciata italiana a Tripoli, l’Ambasciatore Giuseppe Perrone in un’intervista all’Agi definisce “difficile ma estremamente appagante” il lavoro fatto fino ad oggi. La cosa più difficile di questo paese è il vuoto di potere lasciato dalla caduta di Muammar Gheddafi. La nostra presenza qui in Libia, continua il diplomatico, è l’unica di un paese occidentale e questo ha permesso al nostro paese di occupare una posizione privilegiata. Sì, privilegiata… ma dobbiamo tenere comunque alta la guardia e rimanere sempre con un atteggiamento umile, discreto e rispettoso verso il popolo che ci ospita. E’ ancora presto per cantare vittoria, la storia contemporanea ce lo insegna. Siamo comunque in un paese con tanti problemi politici: da un lato il governo di transizione di accordo nazionale capeggiato da al-Serraj e dall’altra l’opposizione del Generale Khalifa Haftar, l’uomo forte della Cirenaica.
In questo 2018 ci dovrebbero essere le prime elezioni democratiche: ma affinchè il popolo si possa esprimere democraticamente serve un pò di stabilità e tranquillità. A sentire da bordo i continui spari in lontananza, non so fino a che punto ci sia questa tranquillità. Speriamo bene.